Il Broccolo di Torbole è un ortaggio viziato. Per crescere, preferisce gli orti compresi nel chilometro tra Torbole e Linfano dove, affacciato sulle sponde meridionali del Garda, si gode il clima mite del lago. I suoi migliori amici sono il Pelér e l’Ora, due venti che si alternano durante la giornata, da nord e da sud, e soffiano sul broccolo proteggendolo dalla brina e dal ghiaccio.
Una danza della natura che permette alle infiorescenze di restare asciutte, anche nel mezzo dell’inverno trentino.
Il Broccolo di Torbole è anche una pianta da difendere e valorizzare, un tempo coltivata da poche famiglie di ortolani e in poche unità. Grazie al passaggio delle sementi di generazione in generazione, il broccolo torbolano è giunto fino a noi, portato dalle campagne veronesi nel Seicento per incontrare il microclima ideale in cui continuare a svilupparsi.
La coltivazione del Broccolo di Torbole
La messa a coltura dei suoi semi rosso scuro inizia intorno a giugno e necessita di stuoie umide per schermare il seme dal calore del sole. Quando le prime foglie fanno capolino, tra luglio e agosto, le piccole piante vengono spostate nei solchi preparati nei campi. Questo procedimento è la messa a dimora, che fino a qualche anno fa era svolta come vuole la tradizione, a mano.
Terminato il trapianto dei germogli, non resta che aspettare l’arrivo di novembre per iniziare a raccogliere la “brocola”, il piccolo cuore tondeggiante, di colore giallognolo.
Il broccolo di Torbole è presente da generazioni nella storia locale, ma fino a qualche tempo fa rischiava di scomparire, destinato solo ai piccoli orti di famiglia e al consumo casalingo. Per fortuna, nella tutela della tradizione agricola del nostro variegato territorio e dei suoi prodotti, si è unito anche Matteo.