Una filiera di luce e dolcezza
Nel suo laboratorio a Vigo di Ton, Edi svolge la raccolta del miele rispettando il duro lavoro delle sue api.
Nei melari nelle arnie, prima controlla i favi, vere e proprie costruzioni di cera formate da celle esagonali dove le api operaie depositano miele e polline. È bene che le celle del favo siano quasi completamente chiuse dal sottile strato di cera che evita la fermentazione degli zuccheri.
Poi, con l’apiscampo facilita il ritorno delle api al proprio nido per iniziare il prelievo dei melari il pomeriggio successivo. Un bancale di melari alla volta viene trasportato in laboratorio, dove ha inizio la cosiddetta disopercolatura dei favi: è la fase in cui le piccole celle vengono aperte e il miele vede la luce.
L’estrazione del miele dalle celle è affidata a uno smielatore meccanico, il recipiente cilindrico che, grazie alla forza centrifuga e con velocità regolabili, raccoglie il miele sul fondo del serbatoio di acciaio. Da qui, tutto il prodotto passa attraverso un filtro a maglie larghe e un altro a fori più stretti, fino al decantatore.
Il miele estratto rimane a riposo per circa un mese. In questo periodo, ogni impurità si deposita sul fondo o affiora in superficie, lasciando nel mezzo un prezioso strato, pronto da riscaldare a 30°/35°C. Questa operazione scioglie i cristalli naturalmente presenti nel miele e anticipa il confezionamento.
Anche questa fase avviene sotto gli occhi attenti di Edi e passa attraverso le sue mani: dalla dosatrice automatica, i vasetti arrivano a lui che ne chiude le capsule e infine li etichetta e sigilla. In questo modo, il gusto dei suoi prodotti può essere più facilmente ricondotto a lui, alla sua attività e alle sue api.